Atto II
Confidenze d'amor

Contesto narrativo
Nel brano, Didone parla con sua sorella Anna e confida il suo intenso amore per Enea. Tuttavia, ella è tormentata dalla sua fedeltà al defunto marito Sicheo. La scena si svolge in un tempio, che è un luogo importante per la storia in quanto Didone è la regina di Cartagine e il tempio è un simbolo del potere e della religiosità della città.
In particolare, la frase “Qual cieco mi divora foco” si riferisce al fuoco che brucia dentro Didone per Enea, un sentimento che la tormenta e la spinge a lottare tra la passione e il dovere.

Testo
CONFIDENZE D'AMOR
Ah quale grave mi tormenta affanno
Una ferita nudro nelle vene
E qual cieco mi divora foco
Le grandi gesta dell’eroe
La sua gloriosa stirpe
Preser dimora in mente
Quel volto, le parole
Mi stanno fissi nel core
(Anna) Elissa
Sorella!
(Anna) La luce febea dell’aurora
mandò via dal cielo l’umida ombra!
Ma ti vedo turbata
Ah! D’una pena che non concede requie
.
Anna, sorella
Che ospite fuori dal comune giunse da noi
Qual apparì in volto
Sì forte nel cor come nell’armi
Par di stirpe divina
Quali fati lo han tormentato
Che guerre spietate contava
Se non fosse
Ah! Se non fosse per Sicheo,
Cui immoto il mio cor volli serbar
Ah! Sol per questo potrei ceder al peccato
Ah no! Ah no! Ah no!
Dopo l’antica fraterna strage
Sprezzo il talamo e la fiaccola nuziale
Ho in odio il vinclo coniugale.
.
Anna lo confesso
Ei solo m’ha fatto vacillar
Ma pria preferisco che la terra sprofondi in un abisso
E Giove mi scagli con un fulmine
Nell’ombre del pallido Erebo
Ah che far? Che far?
Dell’antica fiamma riconosco i segni.
(Si accinge a ispezionare le interiora
di animali per vaticinare.
Dopo poco ci rinunzia.)
O ignare e vuote menti dei profeti
Che giovan all’amante
I voti, i templi
.
La dolce fiamma morde le midolla
E la tacita vive fiamma in core
Divora Amor l’infelice Didone
Vago invasata giù per la cittade
Qual è una cerva colpita da strale
Trafitta incauta nei boschi cretesi
Percorre in fuga le rupi dittee
Di là non si stacca l’alato acciaro
Conduco Enea con me per la cittade
A mostrar le strutture preparate
Principio un discorso e a metà m’arresto
La sera un novello convito appresto
Ancor di Troia vo’ sentir l’ambasce
Il somigliante Ascanio stringo in grembo
E dalle labbra sue io, folle, pendo.
