Atto IV
Tradito amor

Contesto narrativo
Enea sente il peso del suo destino sulle spalle e decide di obbedire al richiamo degli dei scegliendo di partire.
Didone, profondamente sconvolta dalla sua partenza, si sente tradita e abbandonata da colui che amava più di ogni altra cosa. Le sue lacrime scorrono incessanti, mentre la rabbia si impossessa di lei. Invoca gli dei, maledicendolo e giurando vendetta oltre la morte stessa
Trafitta dal dolore, Didone afferra la spada che Enea le aveva donato, sale su un talamo che aveva fatto porre su una pira e si uccide tra lo strazio della sorella e delle ancelle, mentre sullo sfondo appaiono le navi troiane che prendono il largo verso un destino glorioso, portando con sé il peso del ricordo doloroso dell'amore perduto di Didone.

Testo
TRADITO AMOR
Perfido uomo iniquo,
Dopo che tu più volte spergiurasti
Il tuo folle amore per me
Or tu osi abbandonarmi
Senza dirmi neanche una parola
Barbaro, non hai il coraggio
Nemmen di dirmi addio
Barbaro, non hai il coraggio
Nemmeno di dirmi addio
Perfido, dissimulare
Speravi tale infamia
.
La lealtà è ovunque malcerta
Fu naufrago, bisognoso di tutto
Ti accolsi, salvai la flotta
E i compagni dalla morte
Scontar la pena
t’auguro sugli scogli
Invocherai spesso il nome di Didone
T’inseguirò con neri fuochi e morta
Ti sarò spettro ovunque
O dolci spoglie, quest’alma mia
Ah, librate da queste pene
Quest’alma mia
librate da queste pene
.
Ho vissuto
Percorsi la via assegnata da Fortuna
Or quest’ombra scenderà sotto terra
Ma fondai una splendida città
Di imponenti mura la cinsi
Felice, troppo felice
Se solo le Dardanie navi
Mai non avessero solcato
L’acqua delle nostre rive
Morremo invendicate ma pur moriamo
Così io vo’ discendere tra l’ombre
Ah, beva questo fuoco dal mare il crudel
Porti seco lo spettro della mia morte
